La parodontite è una patologia che colpisce il parodonto ossia l’insieme dei tessuti che sostengono il dente e che se non trattata comporta la perdita degli elementi dentali.
Essa si distingue dalla gengivite perché l’infiammazione non rimane limitata alla gengiva ma si estende anche nei tessuti più profondi del dente che sono composti da: legamento parodontale, cemento radicolare e osso alveolare.
È pertanto molto importante diagnosticarla precocemente attraverso il sondaggio parodontale che è l’esame meno invasivo e più semplice per determinare la presenza di malattia parodontale e la sua gravità.
Questo può essere effettuato dall’igienista o dal dentista facendo scorrere una sonda parodontale millimetrata (da 0 a 15 mm) nel solco gengivale, ossia nello spazio tra la gengiva e il dente.
Oltre al sondaggio parodontale, durante l’appuntamento, viene compilata una cartella parodontale che contiene tutti gli elementi necessari a completare la diagnosi della patologia.
La cartella parodontale utilizzata nel nostro studio è quella della SIDP (Società Italiana di Parodontologia) che analizza i seguenti fattori per entrambe le arcate sia internamente che esternamente:
- Sondaggio: vengono prese sei misurazioni per dente che si riferiscono alla profondità espressa in millimetri indicata dalla sonda; quando il valore è superiore a 3,5 mm il solco gengivale diventa una tasca parodontale patologica
- Sanguinamento: indice di infiammazione e presenza di batteri
- Tartaro e placca sottogengivali/sopragengivali
- Recessioni: millimetri di ritiro gengivale; esse indicano pregresse infiammazioni che hanno portato a perdita di tessuto gengivale con
conseguente esposizione della radice del dente - Mobilità: indica quanto il dente si muove e può essere di primo, secondo o terzo grado a seconda della gravità
- Forcazioni: spazio tra le radici nei denti pluriradicolati (premolari superiori e molari superiori e inferiori); quando si riesce a sentire lo spazio tramite una sonda curva millimetrata si ha un’aggravante della patologia poiché indica maggior ritiro gengivale e osseo.
Una volta analizzati tutti questi elementi il clinico esegue una diagnosi sulla gravità e sullo stadio della malattia e di conseguenza prepara un piano di trattamento adeguato ad arrestare la progressione della patologia che nonostante rimanga cronica, può essere tenuta sotto controllo.